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  • IL «SOGNO» DELLA COPERTURA MEDICA H24 Guardia medica, pazienti disorientati nelle «ore buche» dell’assistenza

    25-11-2013
    generica

    Servizi poco omogenei nelle regioni. Con 2300 numeri di telefono diversi tra linee normali, verdi e una «semi-verde»


    Si fa presto a dire: chiamo la Guardia medica, il servizio a cui dovremmo rivolgerci in caso di bisogno quando il nostro medico di famiglia è “a riposo”. Sapete quanti sono in Italia i numeri di telefono della Guardia medica? Spulciando sui siti delle varie Asl, Ausl, Ulss, Asp o Asur, insomma una delle tante sigle delle organizzazioni territoriali della nostra sanità, ne abbiamo contati 2.340. E abbiamo scoperto che la fantasia degli amministratori galoppa: numeri telefonici “normali”; il 118; numeri verdi gratuiti (pochi) o a pagamento (a grande maggioranza). La Asl Milano 2 (Melegnano) sul suo sito ne mette a disposizione addirittura uno (così sta scritto) «semi-verde»: 848.800.804. Non si capisce se la scelta sia un omaggio alle sfumature pittoriche o una sorta di pudore semantico per non dire in modo esplicito che è a pagamento.


    DIAMO I NUMERI - Ma le “chicche” non sono finite. In Alto Adige sono i medici di medicina generale a fornire il servizio di continuità assistenziale e quindi bisogna sapere chi è di turno. Le aziende sanitarie di Jesi (Marche) e Siracusa (Sicilia) hanno per la Guardia medica la quantità maggiore di numeri fissi e di cellulari: 21 e 21 la prima, 26 e 24 la seconda. Le otto Asl di Roma rispondono, invece, a un numero unico, così come tutte quelle della provincia di Arezzo. Mentre Messina e provincia di numeri ne contano 104. In Liguria, nel gennaio del 2007 è stato firmato un accordo con la Guardia medica che prevedeva un numero unico regionale. In realtà, le Asl Imperiese e Savonese hanno due numeri (verdi) gratuiti, la Asl Genovese otto , la Chiavarese due e la Spezzino quattro.


    LINEA UNICA - Varese, Como, Lecco, Bergamo e Monza Brianza sono le uniche province e Asl italiane in regola con il numero unico europeo di emergenza 112 (a Milano la copertura sarà completa dal 3 dicembre), ma hanno ancora oltre 70 numeri diversi per la Guardia medica. Grazie a Internet, almeno la ricerca dei numeri della Guardia medica dovrebbe essere una passeggiata. E invece i portali delle Asl si trasformano in un dedalo di “percorsi” , di cui spesso, non solo non si trova l’uscita, ma neppure l’ingresso. Abbiamo verificato anche questo: pochi, in proporzione, i siti che riportano in home page il numero in modo chiaro e bene in evidenza. Solo la Sardegna ha un portale identico e lo stesso percorso (home page, servizi al cittadino, guardia medica) per tutte e otto le Asl. Forse la semplificazione del servizio di Guardia medica potrebbe partire proprio da qui. Ma in realtà è tutto il sistema attuale della cosiddetta “continuità delle cure”, di cui la Guardia medica è solo uno (anche se importante) degli elementi, ad aver bisogno di un po’ di ordine, per una maggiore efficacia. Proprio in quest’ottica la Medicina di famiglia si appresta a vivere una vera e propria rivoluzione.


    COPERTURA H24 - La riforma impostata l’anno scorso dal Decreto Balduzzi è ormai all’ultimo miglio, come dice Giacomo Milillo, segretario della Fimmg (Federazione italiana dei medici di medicina generale), e porterà ad una “rifondazione” della medicina generale: più lavoro in équipe per i medici di famiglia e più integrazione con l’ospedale. Il territorio offrirà oltre al singolo medico di famiglia, gruppi di medici di medicina generale organizzati in aggregazioni funzionali territoriali (Aft) o in unità complesse di cure primarie (Uccp). I medici di famiglia e quelli di Guardia medica, inseriti in un “ruolo unico”, dovranno garantire una copertura assistenziale giornaliera 24 ore su 24, per 7 giorni su 7 , e favorire una continuità assistenziale effettiva. Insomma, ai cittadini non dovrebbe più capitare, come invece oggi accade, di restare senza un punto di riferimento quando il proprio medico di famiglia ha terminato il servizio e non sono ancora scattate le fatidiche ore 20 in cui ci si può rivolgere ai medici della continuità assistenziale (ex Guardia medica, appunto), quando ovviamente non si tratta di un’emergenza per la quale chiamare il 118.


    DIFFERENZE TRA REGIONI - Ora bisognerà capire quale sarà il nuovo modello organizzativo della Guardia medica. Sì, perché c’è chi vorrebbe i medici della continuità assistenziale integrati nella rete del 118 e chi invece a presidiare il territorio nelle nuove aggregazioni dei medici di famiglia. «Il problema è che in Conferenza Stato-Regioni si confrontano Regioni che non hanno un modello omogeneo - spiega Silvestro Scotti, responsabile nazionale dell’area Continuità assistenziale della Fimmg -. Di fatto non sembra esistere l’interesse per un modello nazionale che possa essere distribuito omogeneamente su tutto il territorio. Alcune Regioni in questo momento sono in forte sofferenza rispetto al modello territoriale o sono ben organizzate sul sistema l’emergenza, e quindi chiedono di rafforzare il servizio territoriale, con l’abbinamento medici di famiglia e di Guardia. Altre invece stanno perdendo operatori nel sistema dell’emergenza, e chiedono perciò di poterlo rafforzare con le risorse umane della Guardia medica».


    TRE MODELLI - L’ultimo accordo siglato il 27 luglio 2011 in Conferenza Stato-Regioni prevede addirittura tre modelli diversi: una centrale integrata di 118 e guardia medica; una centrale di guardia medica autonoma collegata con il 118; un call center di secondo livello, gestito da operatori non sanitari che faccia da filtro sia al 118 che alla guardia medica, smistando poi le telefonate a seconda che siano di competenza dell’uno o dell’altra. Un modo come un altro di prendere atto della situazione frammentata esistente. Su un punto solo l’accordo del 2011 è netto: la centralizzazione delle chiamate alla Guardia medica su un numero unico regionale, come già accade per il 118, «anche tenendo conto che sono in atto iniziative per la realizzazione del numero unico 116-117 (servizio di guardia medica non urgente) finalizzate ad armonizzare la situazione italiana con quella di altri Paesi europei». E qui arriviamo ad un altro paradosso: con una deliberazione del 30 novembre 2009, la Commissione europea ha istituito appunto il numero 116-117 con l’obiettivo dichiarato di «indirizzare il chiamante a un servizio di assistenza medica in situazioni critiche ma non di emergenza, in particolare al di fuori delle ore di lavoro, nei fine settimana e nei giorni festivi ... soprattutto se la persona cui si rivolge normalmente il chiamante non è disponibile».


    NUMERO EUROPEO - La Commissione demandava poi agli Stati membri di garantire che le rispettive autorità di regolazione in materia di telecomunicazioni assegnassero quel numero per poi renderlo operativo. Finora, il numero è attivo solo in Germania (dove dal 2012 è stato utilizzato da più di 3 milioni di cittadini) e Austria, mentre è stato assegnato anche in Belgio , Estonia e Svezia. L’elenco non è aggiornato, perché in Italia, l’Autorità per il garante delle comunicazioni (Agcom) ha provveduto all’assegnazione il 18 luglio scorso. Il numero 116-117 sarà gratuito per chi chiama. Da quanto ci risulta, al momento non lo ha attivato nessuno. Dove si è arenato? «Le aziende sanitarie devono adeguare i loro centralini - risponde Scotti -, ovviamente su sollecitazione delle Regioni. Se però resta la convinzione che la cosa più semplice sia portare il servizio di guardia medica all’interno delle centrali operative 118, in maniera inappropriata sia per il medico sia per il cittadino che richiede assistenza,allora è chiaro che il 116-117 non decollerà mai». Intanto, in Italia sono pochissimi a conoscere il 116-117: appena un 20%, secondo l’ultima indagine a campione di Eurobarometro (maggio 2012). In compenso l’89-93% degli intervistati ritiene il nuovo numero molto o abbastanza utile. Un’indicazione che dovrebbe spingere Regioni e Asl ad affrettarsi nelle scelte, facilitando così la vita dei cittadini.

     

    Fonte:

    corriere.it

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