LEGGENDE METROPOLITANE Dietro ai miti sulla salute ci sono spesso interessi economici e poca cultura scientifica
21-10-2013generica
Dietro ai miti sulla salute interessi economici e poca cultura scientifica. Convinzioni dure a morire, anche da generazioni
Mangiare l’ananas dopo i pasti perché brucia le calorie. Guai, invece, a portare una mela in tavola come dessert: farebbe gonfiare o addirittura ingrassare. Disintossicarsi da scorie, inquinamento e sostanze nocive con digiuni regolari, magari pulendo “a fondo” l’intestino con un lavaggio del colon di tanto in tanto. Ingurgitare antiossidanti a volontà per allungarsi la vita. Proibire lo zucchero ai bambini perché li rende iperattivi. Sono solo alcuni dei miti che riguardano la salute di cui abbonda internet, la versione moderna della saggezza popolare e del passaparola: a volte si tratta di vere e proprie leggende metropolitane oppure di luoghi comuni tramandati da generazioni, ma non mancano teorie con una parvenza di verità scientifica.
INTERESSI - Che cosa c’è di corretto nelle raccomandazioni che si trovano ormai ovunque, a volte francamente bizzarre? Spesso non molto, come ha spiegato un recente numero speciale della rivista New Scientist dedicato a “demolire” le ipotesi strampalate o plausibili alle quali ci viene chiesto di dar credito: non di rado si tratta di dicerie senza prove scientifiche che le sostengano, nate per svariati (e non sempre nobili) motivi. «Molti miti da sfatare nascono da interessi commerciali: ad esempio, la spinta a consumare integratori e antiossidanti a volontà (pure quando non c’è n’è bisogno), decantandone doti antinvecchiamento, antitumorali e benefiche in genere, prende le mosse anche da esigenze di mercato» osserva Gino Roberto Corazza, direttore della Medicina Generale 1 al Policlinico San Matteo di Pavia e presidente della Società Italiana di Medicina Interna. Corazza, nel prossimo congresso della Società, a fine ottobre, dedicherà un’intera sessione alle ricerche scientifiche più recenti su stress ossidativo e antiossidanti. «Anche la raccomandazione a disintossicarsi attraverso diete liquide e soprattutto mediante i lavaggi intestinali - prosegue Corazza - nasce da un malinteso senso di pulizia: i batteri che vivono nel nostro intestino sono essenziali per la nostra salute, producono ad esempio vitamina K e acido butirrico, che protegge il tessuto dai tumori. Eliminarli, alterando la flora intestinale, non è solo inutile, ma può anche essere dannoso. Eventuali squilibri nelle popolazioni batteriche si possono trattare favorendo le specie “buone”, non certo portando via tutto».
CULTURA - «Queste sono solo alcune delle innumerevoli credenze da smentire - continua Corazza -. Purtroppo la medicina ne è piena, soprattutto nei settori dove le evidenze scientifiche certe sono scarse e non abbiamo a disposizione test diagnostici efficienti. Allergie e intolleranze alimentari sono due esempi: diversi esami per individuarle sono poco specifici e poco sensibili, così ne proliferano tantissimi di totalmente inadeguati, senza alcun valore scientifico se non addirittura truffaldini. A cui tuttavia non poca gente presta fede». Non è però tutta colpa di chi vuole lucrare su qualche credenza popolare; è anche colpa della nostra innata scarsa dimestichezza con la scienza, come spiega Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano e autore del volume “Fa bene o fa male” (Ed. Sperling & Kupfer), dedicato proprio a far chiarezza su molti equivoci in medicina. «Gli italiani - dice Garattini - non brillano per cultura scientifica. La maggioranza non ha mai studiato i principi e i modi con cui avanza il sapere scientifico, per cui non ha strumenti per interpretare le informazioni che riceve. La scienza si occupa di stabilire con certezza i rapporti di causa-effetto: se un medicinale fa passare il dolore della sciatica devo essere certo che sia tutto e solo merito del farmaco, assicurandomi che senza di esso il disturbo non sarebbe scomparso comunque, magari perfino prima. Per dimostrarlo vanno condotti studi rigorosi e ben concepiti: non ci sono scorciatoie».
TENTAZIONE FAI-DA-TE - Servono insomma le prove, ma quando si crede a una leggenda metropolitana di solito ci si dimentica di esigerle. A volte, va detto, anche la ricerca ci mette del suo: sono molti i casi in cui gli studi su uno stesso argomento hanno dato risultati contraddittori se non opposti e, nella confusione che ne deriva, in cui sembra vero tutto e il contrario di tutto, la tentazione di crearsi teorie “fai da te” è forte. Di nuovo succede perché la maggioranza non sa quali siano i criteri per giudicare l’attendibilità di un lavoro scientifico: il processo di pubblicazione è sempre rigoroso, ogni ricerca deve passare il vaglio di “arbitri” del settore che dopo aver analizzato attentamente esperimenti e conclusioni danno o meno l’approvazione alla divulgazione dei dati, ma c’è molta differenza fra uno studio preliminare, condotto su poche persone, magari viziato da qualche “neo” e pubblicato su riviste minori, e il peso di dati che arrivano da ricerche ampie apparse su giornali scientifici severi. «Certo, sono anche possibili errori d’interpretazione da parte dei ricercatori - ammette Garattini -. Tuttavia, le “sviste”, magari dovute all’emotività di chi è coinvolto negli studi, con il tempo si correggono: i risultati di qualunque ricerca devono essere ripetuti e ripetibili; se qualcuno ha sbagliato prima o poi il processo scientifico rimedia al danno».
NATURALE = INNOCUO? - Come crearsi gli “anticorpi” ai miti e alle chiacchiere sulla salute, per non credere a qualunque idea balzana ci venga proposta? «Innanzitutto è bene pensare con la nostra testa, chiedendoci sempre se qualcuno ci guadagna e cercando di capire se le teorie proposte possano avere un senso concreto: purtroppo i ciarlatani spesso e volentieri argomentano le loro ipotesi ammantandole di verità, ma dovremmo sempre usare il senso critico per non abboccare a qualunque sproloquio - interviene Andrea Ghiselli, ricercatore del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA) di Roma -. Poi bisognerebbe sempre far riferimento a fonti ufficiali e siti web istituzionali, “sopra le parti”». «Su internet, e non solo, si trova di tutto e non molti sono in grado di risalire alle fonti di ciò che leggono: un buon livello di scetticismo, perciò, è raccomandabile. Altrimenti si deve chiedere al proprio medico, che ha gli strumenti per un’interpretazione corretta» aggiunge Garattini. Qual è il mito da sfatare più “pericoloso”? «Uno dei peggiori è senza dubbio quello secondo cui “naturale” coincide con “innocuo” - osserva Corazza -. Non è affatto così, e non solo perché molte tossine e tanti veleni, così come molti farmaci, derivano da composti naturali: i cosiddetti “rimedi alternativi” in genere sono meno standardizzati, dosati e “puliti” rispetto ai farmaci standard. Purtroppo molti medici hanno perso la capacità di ascoltare e colloquiare con i pazienti ed è per questo che i falsi miti su rimedi alternativi attecchiscono con facilità: tanti hanno la sensazione di una maggiore empatia da parte di chi propone “terapie naturali” e per questo si fidano. Peccato che in molti casi non vi siano prove reali di efficacia. Con il rischio di ritardare la diagnosi di vere malattie e indurre false sicurezze».
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