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  • UN ESAME SEMPLICE DA FARE CI DICE COME STANNO I RENI

    19-05-2017
    generica

     

    Azotemia: quali valori indicano un problema ai reni?
    Si tratta di un parametro del sangue, normalmente incluso negli esami di routine, utile per valutare la funzione renale e il metabolismo delle proteine.

     

    Tutti gli esami che terminano con “emia” indicano il dosaggio di un determinato parametro biochimico nel sangue. Per azotemia si intende dunque la concentrazione di azoto non proteico presente in circolo. A cosa serve conoscere questo valore? Qual è il suo intervallo di normalità? E quali altre indagini è opportuno associare per una valutazione completa? Attraverso la risposta a queste domande guida cerchiamo di comprendere utilità e significato dell’azotemia, per la quale è necessario un semplice prelievo venoso effettuato a digiuno.



    Da dove proviene l’azoto

    L’azoto non proteico nel sangue è il prodotto di scarto del metabolismo delle proteine. Poiché uno dei principali compiti dei reni è quello di smaltire le scorie, è inevitabile che un aumento dell’azotemia, sia nell’uomo sia negli animali, è un importante indicatore di una loro possibile disfunzione.
    Questo parametro fornisce perciò una doppia informazione: da un lato esprime l’efficienza o, come si suol dire, la funzionalità renale; dall’altro, in caso di aumento, è una spia di allarme, in quanto un suo incremento costante e incontrollato porta al coma.
    La fonte principale di azoto sono le proteine introdotte con l’alimentazione: una parte di esse (o meglio dei loro componenti, gli aminoacidi) viene utilizzata dall’organismo per fabbricare nuove proteine, mentre ciò che non serve viene degradato dal fegato. L’azoto che ne deriva viene eliminato sotto forma di ammoniaca che, in quanto tossica per l’organismo, viene a sua volta trasformata in urea.
    Sugli esiti degli esami i laboratori di analisi possono riportare due possibili diciture, che è bene conoscere per evitare confusione: l’azotemia vera e propria, il cui valore normale è compreso tra 22 e 46 mg/dl di sangue (con variazioni legate all’età e al sesso), e l’azoto ureico (o BUN), che varia da 10,3 a 21,4 mg/dl.

     


    Possibili significati di aumento e riduzione

    Va puntualizzato che l’iperazotemia, cioè il superamento del valore limite, non sempre è sinonimo di una nefropatia (malattia renale): questo aumento può essere infatti promosso anche da una dieta iperproteica o dal digiuno (che obbliga l’organismo a distruggere le proteine per ricavarne energia), oppure può essere associato a svariate situazioni fisiologiche e non, tra cui gravidanza, iperlavoro muscolare, emorragie, traumi, ustioni estese, scompenso cardiaco, calcolosi renale, cirrosi, gotta, disidratazione, diabete scompensato e terapie cortisoniche.
    In altre parole, l’azotemia può aumentare sia per calo della filtrazione renale sia per aumento della produzione di urea oppure a causa dell’ostruzione al flusso urinario. La sua diminuzione, al contrario, si correla a malnutrizione (scarso apporto di proteine), insufficienza epatica, avvelenamenti.
    L’azotemia è dunque un esame di routine, ulteriormente giustificato in presenza di dolori articolari o muscolari, sonnolenza, calo dell’appetito, prurito, ittero, affaticabilità, disturbi urinari, vomito o sete inestinguibile.

     


    Altri esami utili

    L’azotemia, da sola, può non essere sufficiente: per esempio un valore potrebbe essere “falsamente normale” in un individuo che, malgrado un danno renale, assume poche proteine oppure si trova in una condizione di iperidratazione.
    Ecco perché un altro esame che il medico di solito prescrive in associazione all’azotemia è la misurazione dei livelli di creatinina (o meglio creatininemia, normalmente compresa tra 0,7 e 1,4 mg/dl). Si tratta di un prodotto di scarto del metabolismo muscolare, ragion per cui è opportuna l’astensione dall’esercizio fisico nei due giorni precedenti il prelievo. La creatinina è un indicatore affidabile della funzione renale: il rapporto urea/creatinina è normalmente compreso fra 20 e 30 e il suo aumento è suggestivo di disidratazione.
    Un ulteriore esame importante è l’uricemia, cioè la concentrazione di acido urico nel sangue, utile nel sospetto di gotta e nefropatia. Infine, se creatinina e uricemia sono normali, si può ragionevolmente escludere che un’iperazotemia sia di origine renale.


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