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  • DISTURBI MENTALI E DIPENDENZE DA DROGHE: LA CANNABIS AIUTA...

    03-02-2017
    generica


    Alcune evidenze preliminari suggeriscono che la cannabis possa essere utile nel trattamento dell’abuso di droghe, possibilmente costituendo un sostituto efficace ma meno dannoso dei farmaci ricreativi con effetti collaterali più accettabili. Una recente revisione della letteratura suggerisce, infatti, che piuttosto che agire da ingresso verso sostanze più pericolose, la cannabis potrebbe fungere da sostanza di “uscita”, con il potenziale di facilitare una riduzione nell’uso di altre sostanze.


    I dati in questione suggeriscono anche che la cannabis potrebbe aiutare nel trattamento dei disturbi d’ansia, specialmente nel disturbo da stress post-traumatico (PTSD), ma ha scarsi effetti sull’autolesionismo e sulle tendenze violente, e non dovrebbe essere impiegata nei soggetti a rischio di psicosi. L’impatto della cannabis sulla salute mentale varia in base alla patologia considerata, con possibili rischi e benefici proprio come accade con altri medicinali psicoattivi, come affermato dall’autore Zach Walsh della University of British Columbia di Vancouver.


    Questa ricerca offre risposte che i medici possono fornire ai pazienti, sempre più richieste alla luce del cambiamento sociale ed in attesa dei dati dei prossimi studi clinici. La cannabis risulta senza dubbio meno dannosa degli oppioidi ma, sfortunatamente, come osservato dai ricercatori, molti di coloro che si occupano del trattamento delle dipendenze si basano ancora su una prospettiva incentrata sull’astinenza piuttosto che su quella della riduzione del danno, che viene invece applicata nella logica alla base dell’uso del metadone e dei cerotti al tabacco al posto del fumo di sigaretta.


    Per quanto la cannabis riduca i livelli di ansia, essa potrebbe comunque causare attacchi di panico. La maggior parte dei suoi effetti deriverebbero dalla riduzione degli incubi e dal miglioramento della qualità del sonno, ma essa potrebbe anche ridurre l’agitazione e l’ipersensibilità durante il giorno. Il suo impiego nei soggetti con PTSD andrebbe comunque monitorato strettamente, in quanto alcuni studi hanno suggerito che essa possa anche aumentarne il rischio.


    (Clin Psychol Rev online 2016)

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